Una vecchia Macchina da cinema Recuperata dal compianto parroco di Monticelli Don Renato Mezzadri dai lavori di ristrutturazione dell’ ex cinema-teatro Verdi, ha dato l’ idea a Giuseppe Fornasari, un giovane artigiano del posto, di creare un ambiente in cui collocarla insieme ad altre cose vecchie eventualmente recuperabili. E azzardò una proposta: “Perchè non mettere a disposizione un settore degli scantinati della Rocca, gia allora di proprietà parrocchiale?”.
A Don Mezzadri l’ iniziativa piaque e, su due piedi, come era solito fare lui, gli diede il benestare. Nacque così, con poche cose, ciò che allora non si poteva chiamare museo, ma che lo sarebbe diventato nel giro di pochi anni. Quella fortunata circostanza permise che, significativamente, il vecchio proiettore servisse a proiettare nel futuro, alle nuove generazioni, la cultura dei loro avi che anno vissuto e faticato sul Po e nella pianura circostante tra Piacenza e Cremona, in particolare nella zona di Monticelli d’ Ongina.
L’idea era lanciata, ma la realizzazione comportava volontà, tempo, aiuto. Il gruppo di amici che, insieme a Fornasari, si occupavano da anni della Mostra degli Hobby, si buttarono con passione ed entusiasmo nell’ impresa. Rimuovendo dagli scantinati del castello il cospicuo materiale che li intasava, mettendo a nudo i mattoni dei pavimenti e delle magnifiche volte a vela, ricavarono locali idonei ad ospitare il repertorio di testimonianze della vita rivierasca del Po che, gradualmente, è andato aumentando grazie al prezioso aiuto di Mons. Mezzadri che ha sempre assecondato, nei limiti del possibile, i desideri e i progetti di quei benemeriti volontari, costituiti poi in Gruppo Culturale Mostre.
La popolazione ha collaborato donando pezzi interessanti trovati in soffitta, in cantina o sotto i portici delle cascine di campagna, segnalando i luoghi ricchi di reperti, fornendo notizie sulla vita e i costumi di un tempo, tramandati dipadre in figlio.
Molti attrezzi necessitavano di adeguati trattamenti di pulizia; si è reso indispensabile un complesso lavoro di catalogazione e suddivisione a seconda dell’ uso: di cucina, di cantina, di agricoltura e del pesante lavoro dei boscaioli e dei pescatori di un tempo.
La rassegna assumeva così la caratteristica di un vero e proprio museo che, per la molteplicità dei suoi aspetti e per la proprietà di presentazione, otteneva ampli consensi e incitamenti da parte di organismi culturali e turistici locali, provinciali e regionali. Il complesso si arricchiva poi di un acquario del Po costituito da una ventina di vasche che raccolgono e presentano tutte le specie di pesci della Bassa padana.
Ora l’ importante realizzazione è premiata dalle attestazioni di interesse, di curiosità e di simpatia da parte delle migliaia di turisti e di scolaresche che quotidianamente visitano i musei, accompagnati da apposite valide guide e che possono disporre anche cataloghi illustrativi predisposti dai dirigenti del sodalizio.